Dislipidemia borderline. Una definizione che confonde
Posted on | gennaio 19, 2011 | 6 Comments
Qualche giorno fa mi sono recato ad un importante congresso medico in cui si discuteva di malattie del cuore e di prevenzione cardiovascolare.
Sala piena, diapositive dense di numeri, colleghi noti e meno noti si alternavano al tavolo dei relatori… insomma non mancava niente per rendere l’incontro interessante.
Ma all’improvviso ho fatto un balzo sulla sedia: un relatore, nel pieno della sua relazione, piuttosto infervorata, ha detto che “… in fondo il Paziente aveva solo una “Dislipidemia borderline” …”.
“Borderline?”, mi sono detto. Ho chiesto anche al mio vicino: “ha detto proprio borderline? Preciso preciso?”. Ma che voleva dire? A me non risulta che esista una tale forma di Dislipidemia.
Per cui, una volta a casa, per documentarmi più approfonditamente ho cercato, oltre che nei miei sacri testi, in internet.
I medici, e non solo loro, per aggiornarsi cercano informazioni in una grande biblioteca (si chiama, abbreviata, Pub Med): lì, se ci sono articoli importanti su un certo argomento, è sicuro che li trovi. Orbene, ho trovato un solo lavoro scientifico che nel titolo riportava la dicitura “dislipidemia borderline”, peraltro in …. cinese. E quindi non sono stato in grado di leggerlo. Trovare in Pub Med un solo articolo su un argomento, equivale a dire che esso non esiste. Per dare un’ idea: se cerco la voce “diabete”, sempre solo nei titoli, saltano fuori circa 120 mila articoli. Il Diabete esiste e come, è una precisa alterazione, la dislipidemia border-line, no.
In google, dove si trova di tutto e non solo articoli scientifici, là invece, sì, ci sono molte pagine.
Allora sembrerebbe che dislipidemia borderline più che un termine medico corretto con cui si indicano precise alterazioni, tal che tutti capiamo cosa si voglia dire, è un modo di dire, una semplificazione nel parlare, un termine usato nel modo più vario e con significati diversi.
Perché dunque preoccuparsene? Perché In medicina le parole sono pietre, vanno ben usate: se no ti finiscono addosso e lasciano il segno. E quale segno ci può lasciare parlare di dislipidemia borderline? Semplice: finiamo per considerare banale una cosa seria, che quindi non curiamo una forma di dislipidemia che invece va curata alla grande. Perché la verità è che può ben succedere che avere il colesterolo a 230 (cioè borderline, come dire appena alto) sia molto, ma molto più pericoloso che averlo certamente alto, diciamo a 280 mg dl!! Non è sempre così, ma può succedere. Se succede, è meglio saperlo.
Questa cosa uno non se l’aspetta, no?
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6 Responses to “Dislipidemia borderline. Una definizione che confonde”
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gennaio 21st, 2011 @ 14:57
Perché avere il colesterolo a 230 può essere più grave che averlo a 280? Perché uno così non si cura? Oppure? E’ spiegabile in parole semplici?
gennaio 22nd, 2011 @ 14:23
E’ una domanda più che giustificata. Grazie per averla posta. Provo a rispondere con semplicità.
In sintesi:
1) abituiamoci a pensare che un esame di laboratorio contribuisce a diagnosticare una alterazione, ma di per sé è solo un dato che va inserito in un contesto clinico: non mi dà una diagnosi automaticamente, almeno non sempre;
2) un valore di Colesterolo Totale (Col-T) di 230 o 280 mg dl ci dice solo che il colesterolo è in un range definibile come “alto borderline” o “alto” e nient’altro: perché sia così, cosa significhi e cosa bisogna fare, beh! questa è poi l’operazione diagnostica susseguente e non è sempre facile;
3) potrebbe darsi che uno abbia quei valori “sballati”, perché ha un ipotiroidismo (tiroide mal funzionante) ignorato: in tal caso è questo che bisogna curare per prima cosa, non il valore di Col-T;
4) tutto ciò significa, quindi, che dietro a un certo qualsivoglia valore di Col-T elevato vi è QUALCOSA CHE NON FUNZIONA e questo qualcosa non è sempre la stessa cosa, ma spesso è diverso da caso a caso;
5) allora può succedere che “dietro” al 230 ci sia una alterazione più grave di quella che sta dietro al 280, per cui mi precipito a curare, anche con potenti farmaci, il 230, mentre prendo tempo per il 280;
6) succede il contrario in pratica? E che si curi il 230 con uno yogurt e il 280 subito con farmaci? Purtroppo potrebbe succedere.
Duro da mandar giù questa cosa? Lo capisco. La Medicina è una cosa seria, però.
Va detto che ci sono anche altri importanti motivi, per cui tornerò sull’argomento con altri post, in modo da srotolare bene questa ingarbugliata matassa.
Suggerisco intanto una lettura attenta delle “schede mediche” dedicate al colesterolo, trigliceridi e aterosclerosi che può costituire una buona base di informazione da cui partire.
gennaio 26th, 2011 @ 19:17
Io che mi curo con uno yogur (di cui non cito il nome)sarei allora a posto? O dovrei preoccuparmi lo stesso?
febbraio 1st, 2011 @ 18:20
Spiegazione chiara e messaggio chiarissimo: mai fermarsi in superficie, mai sottovalutare certi segni e, soprattutto, ricordarsi che ogni caso è a sé e la cura che vale per uno non vale per un altro. Insomma, correre dal medico (ohibò!).
febbraio 7th, 2011 @ 15:01
Gentile Teresa,
la domanda apparentemente è molto semplice, ma non semplice la risposta.
Il fatto è che l’obiettivo della cura del colesterolo non è quello di “abbassare un po’ il colesterolo” totale, bensì quello di curare la “dislipidemia”, cioè la complessa alterazione che si manifesta con l’elevazione o l’abbassamento di una qualche frazione lipidica (schede mediche: colesterolo e trigliceridi), obiettivo che non può essere disgiunto dal definire il rischio che quella persona ha di ammalarsi di aterosclerosi, e delle sue conseguenze, rischio in base al quale va stabilito poi l’entità della cura.
Abbassare il colesterolo di qualche punto è, sì, utile, ma potrebbe essere solo illusorio: come dire che potrebbe dare al paziente “fai da te” sensazione e sicurezza erronee di essersi curato, cosa che magari in realtà non è stato, perché non si sa se l’obiettivo è stato raggiunto.
Se leggerà i commenti e i post già fatti sull’argomento e i prossimi che farò, vedrà che tutto le sarà chiaro.
febbraio 7th, 2011 @ 15:10
Per carità, Fatima, no! Se corri del medico dicendogli che hai 230 di colesterolo e sei preoccupata penso che si arrabbi!
In realtà questa tua davvero semplice constatazione o affermazione che dir si voglia nasconde un problema immenso: la prevenzione, ed ho già fatto un post sull’argomento, è una cosa di là da venire, ma non solo in Italia. Ci vuole una cultura, direi quasi un “predisposizione” perché essa venga presa in considerazione, perseguita.
Ma poiché fare un quadro completo di una situazione ci vuole tempo, di fronte ad un problema che tutto sommato in quel momento non lo è, perché quell’ipotetico Signore che si è recato di corsa dal medico in realtà sta benone, e probabilmente il quel momento il medico è immerso in mille impegni gravosi e urgenti, beh, sai cosa succede? Diciamo potrebbe succedere (o che io potrei agir così se preso da mille altre cose: appunto, suppongo insomma):
1) che il medico ti dica solo mettiti in dieta e….;
2) prenditi un farmaco e ….!
Completa pure i puntini. Perché in effetti abbiamo farmaci potentissimi che ci fanno saltare vari passaggi, in quanto abbattono il colesterolo letteralmente. Purtroppo però questo non sempre ci evita le complicanze dell’aterosclerosi.
Quindi cosa fare? E’ questo il tipico campo in cui le persone debbono essere davvero correttamente informate. Direi “colte” sull’argomento. E ti assicuro che la cosa non è semplice. Per questo ho un po’ forzato il discorso e le “supposizioni”: per spingere a riflettere. A fin di bene, quindi.