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dialogando sul diabete il blog di Ennio Scaldaferri

L’escursione al Lago del Sorapìs: quali aspetti clinici possiamo utilizzare in pratica?

Posted on | ottobre 17, 2011 | 2 Comments

Ovverosia, l’attività fisica: perché, come, quanta e quando.

Riprendo l’escursione fatta giorni fa nelle Dolomiti Ampezzane, perché ne vorrei evidenziare alcuni aspetti particolari chepossono tornar utili a tutti.

Oggi sappiamo che lo stile di vita e le abitudini personali contribuiscono all’aumento delle malattie croniche per il 50% e oltre; abolire il fumo, cambiare alimentazione e fare attività fisica hanno grande efficacia nel ridurre il rischio di malattie come diabete infarto e anche cancro e sono poco costosi [1]

Non è quindi un caso se spingo in ogni occasione a fare attività fisica ed in effetti da qualche anno in tanti si dedicano ad essa;il guaio è che non è molto chiaro quanta è bene farne e che cosa esattamente dobbiamo fare: una passeggiatina di un km ogni tanto? Un po’ di giardinaggio? Salire e scendere le scale? Insomma diciamo che c’è una libera interpretazione e ognuno fa a modo suo.

Cercherò nei prossimi articoli di fare chiarezza sui punti chiave: perché, come, quanta e quando.

E comincio con il dire che con “fare attività fisica” si intende proprio tutto ciò che è attività fisica, che ci faccia muovere, che sia movimento insomma, e che sia, però, una giusta misura fra la passeggiatina in centro città guardando le vetrine per poi fermarsi a bere il caffè alla prima occasione e una sfacchinata fino al lago del Sorapìs!

Regola irrinunciabile è poi che fra le tante attività possibili ognuno trovi il proprio modo di farla, che sia cioè il più confacente, gradevole e che diverta di più dando anche la soddisfazione per aver fatto una cosa interessante.

Infine teniamo presente che:

1)     è meglio se l’attività é fatta con una data intensità e frequenza e che duri un tempo prestabilito;

2)     quando questo obiettivo per qualsivoglia motivo non sia raggiungibile, allora ricordiamoci che anche solo un po’ di attività, qualsiasi essa sia, è meglio di niente;

3)     essa é sicura per quasi tutti, e i benefici per la salute sono di gran lunga superiori ai rischi.

UNA raccomandazione importante e imprescindibile[2]:

1)     le persone sedentarie non possono partire sparate a fare attività dall’oggi al domani: debbono cominciare molto gradualmente fino ad arrivare all’intensità prestabilita;

2)     non si può iniziare l’attività fisica, o aumentarla, senza un’accurata valutazione cardio-metabolica, che includa un test da sforzo cardiaco (cicloergometro) soprattutto ad una certa età e si hanno fattori di rischio;

3)     va così stabilito qual è la massima frequenza cardiaca tollerabile e da non superare sia per i sedentari che per chi ha fattori di rischio.

Altrimenti potreste avere più danno che beneficio (continua).


[1] [Russel, 2009; National Institutes of Health et al. 2007; Kones 2011

[2] 2010 ACCF/AHA Guideline for Assessment of Cardiovascular Risk in Asymptomatic Adults

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Comments

2 Responses to “L’escursione al Lago del Sorapìs: quali aspetti clinici possiamo utilizzare in pratica?”

  1. Maria Sambataro
    gennaio 12th, 2012 @ 21:55

    Complimenti per l’ impostazione dell’ articolo (il messaggio mi sembra molto chiaro).
    Farei poche precisazioni: non sembri ridondante ricordare che il movimento ( occasionale e non coordinato) ha meno impatto sugli effetti di salute rispetto all’ attivita’ fisica(le cellule muscolari hanno memoria metabolica per eccellenza!).
    I tests preliminari (per i sedentari che vogliano avvicinarsi ad attivita’ fisiche piu’ meno strutturate) necessitano di valutazioni del metabolismo basale ma, soprattutto, di tests CV che verifichino le capacita’ di adattamento della frequenza cardiaca allo sforzo ( vedi anche riferimento biblio n 2)
    Un caro saluto e grazie ancora per le diapo
    MS

  2. Ennio Scaldaferri
    gennaio 16th, 2012 @ 16:38

    Grazie Maria per le precisazioni che mi sembrano importanti. Le riprendo.
    1) l’attività fisica deve essere organizzata, non basta “muoversi”. Organizzata significa anche che deve essere misurata.
    Ma qualcuno dice che, attenzione, non può diventare un incubo, un ennesimo impegno che viene a pesare in una giornata magari pesante già di per se.
    Ti chiedo: come conciliare?
    2) Non mettiamoci a fare attività se prima non sappiamo se siamo in grado di sostenerla sul piano cardiovascolare. Convengo, ma i cardiologi sono d’acccordo? E la Medicina Sportiva? In un recente incontro che c’è stato a TV organizzato dal Dipartimento di Prevenzione e dalla Medicina Sportiva mi pare che non si fosse proprio di questo parere. Ed un certo disaccordo c’era anche se considerare attività fisica il quotidiano lavoro quando esso è manuale.
    Poichè so che tu sei esperta di questi argomenti, potresti delucidarci, con parole semplici? puoi magari anche spiegarci la memoria metabolica?
    Grazie.

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