Lo sconforto della donna gravida con GDM quando deve curarsi con insulina
Posted on | luglio 23, 2011 | No Comments
Uno degli eventi professionali che frequentemente mi capita è l’assistere allo sconforto da cui sono prese le giovani donne incinte, affette dal Diabete Gestazionale (GDM), allorché, nel corso della valutazione diabetologica, apprendono che, per evitare rischi a loro stesse e al bambino, sarebbe bene sottoporsi ad un trattamento con insulina, ormone addetto appunto alla regolazione del metabolismo anche dei carboidrati.
Premetto, per chi non ne fosse a conoscenza, che l’insulina va somministrata con iniezioni prima dei pasti e quindi più volte al giorno. Che cosa sia il GDM e perché possa essere necessario una cura con insulina è illustrato nella scheda medica “Diabete Gestazionale”. Ma in sintesi lo ripeto: il GDM è una intolleranza metabolica ai carboidrati dovuta a resistenza all’insulina cui consegue elevazione della glicemia (lo zucchero del sangue, cioè) oltre la norma e di entità variabile: come dire che l’insulina agisce di meno, la quantità disponibile può diventare insufficiente ed allora non resta che aggiungerla.
Appunto con quotidiane iniezioni. Pena l’iperglicemia (cioè l’aumento del glucosio nel sangue).
Ma il fatto è che l’iperglicemia con l’avanzare della gravidanza peggiora e, se non corretta, diventa dannosa sia per la madre che per il bambino, rischiando di rendere molto problematico l’ultimo mese di gestazione.
Si capisce quindi che evitare simile situazione sia di cruciale importanza e si può immaginare che, una volta informata la gestante delle conseguenze del GDM, questa ben volentieri accetti la cura, quale che sia, rassicurata dal fatto che una cura esiste: chi non vorrebbe subito prendere provvedimenti per evitare danni al proprio figlio?
Ti aspetti quindi come medico che, essendo stato chiaro, ricco di informazioni, disponibile e rassicurante, si possa tranquillamente avviare la terapia così indispensabile senza drammi.
E invece molto spesso non è così e viene a crearsi un problema nel problema… (continua)
Diabete Gestazionale: aggiornamento del documento linee guida (luglio 2011)
Posted on | luglio 22, 2011 | No Comments
Nel corso del 2010, in seguito alla pubblicazione di studi molto importanti nel campo del Diabete Gestazionale (GDM), tutta l’impostazione che per anni Diabetologi e Ginecologi, e quindi Pazienti, avevano seguito nell’approccio a questa patologia è radicalmente cambiata.
Sono state preparate linee guida dalle varie Società Scientifiche con l’indicazione ad attenersi ad esse nella pratica clinica.
I cambiamenti non sono da poco, poiché riguardano proprio il modo di porre diagnosi di GDM e conseguentemente il restante approccio.
In Italia si è però verificato un problema inaspettato: il Ministero della Salute ha dato indicazioni, nello stesso tempo e per conto proprio, relativamente difformi rispetto a quelle delle Società scientifiche, cosa che ha creato non poco disagio.
Questa difficoltà è stata colmata con la pubblicazione di un documento sottoscritto sia dall’istituto Superiore Sanità (ISS) che dalle Società Scientifiche lo scorso luglio: esso modifica, anche se non sostanzialmente, la flow chart diagnostica che trovate nelle schede mediche: essenzialmente la diagnosi di GDM si fa con la Curva da carico di glucosio (OGTT), mentre il “Minicarico” é definitivamente abolito, ed i valori di glicemia indicanti presenza di diabete sono quelli che trovate nella scheda tecnica, gli stessi già indicati nel 2010.
Per chi già seguiva le nuove linee guida cambia poco.
Certo è che si scopriranno più donne gravide con GDM rispetto a prima.
E il GDM, per chi aspetta un bambino, viene vissuto in modo spiacevole, talvolta come un dramma: e d’altronde non è uno scherzo, soprattutto se si considera che se la cura con la dieta e l’attività fisica non basta, si deve ricorrere a trattamento con iniezioni di insulina.
Questa terapia viene accettata con grande difficoltà, per cui, accanto a questo aggiornamento, presenterò nei prossimi articoli alcune considerazione sulla reazione delle donne gravide allorché apprendono di essere affette da GDM, non sempre facili da gestire:
Come sempre capita, c’è chi ne fa un dramma e chi prende la cosa con eccessiva nonchalance.
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Tagliamo una buona volta l’apice della piramide del Rischio Cardio-Vascolare…
Posted on | luglio 1, 2011 | No Comments
Sembra incredibile, ancora un tragico evento! Colpita una persona, colpita una Famiglia, ma anche la Comunità tutta, che non può rallegrarsi per la perdita di un suo componente e che forse ne ha alcune responsabilità.
E ci si continua a meravigliare, anche il mio caro amico Enzo, che pure è informato, che pure è una persona colta e peraltro legge il mio blog! Siamo a chiacchierare tranquillamente di fronte una buona tazza di caffè, di ritorno, io, dal Festival di Spoleto – ma che bello – e lui da una gita al Col di Lana, e vicendevolmente, scambiandoci impressioni ci invidiamo. Ma, inevitabile, il discorso cade sulla improvvisa recente perdita di un comune conoscente, trovato senza vita in casa, senza segno alcuno di sofferenza, cosicché le nostre considerazioni diventano di ben altro tenore.
Ci si continua a meravigliare, ribadisco con energia ad Enzo, che la principale causa di morte sia, nei paesi industrializzati, quella per malattie cardio-vascolari! Eppure se guardiamo il report sulla mortalità della OMS ce ne accorgeremo facilmente. E’ alla portata di tutti.
Ci si continua a meravigliare che la maggior parte delle persone che subiscono un attacco di cuore e ne muoiono non sapevano di correre un tale rischio!
E anche questo è spiegato dappertutto: l’attacco di cuore uccide in America più del cancro, degli incidenti e dell’AIDS messi insieme, come recita questa diapositiva.
E neanche si immagina che il tragico evento possa arrivare inavvertito, silenziosamente, senza preavviso… così che il “… Ma stava così bene!..” diventa solo una amara consolazione, quasi a scusarsi per quanto è successo e nel dubbio che qualcosa si potesse fare per evitarlo, ma non si è fatta.
Neanche immaginiamo che l’infarto uno può averlo subito in passato senza che se ne sia accorto, perché subdolamente non ha dato evidenti sintomi. In questo caso rappresenta un evento patologico ancora più insidioso: si dice che è “silente”: l’assenza di dolore ne può essere la caratteristica ed allora la diagnosi viene posticipata anche di anni fino a che non si fa una indagine strumentale, magari occasionale, o fino purtroppo ad una recidiva più grave.
“Eppure stava bene…” andiamo ripetendo oramai rattristati dalla riflessione. Beh, si certo, stava bene, ma fumava, però. Non si fanno i conti in tasca ad un conoscente, figurarsi poi dopo un simile evento. Ma la nostra è sola una triste riflessione, quasi scaramantica, per capire se qualcosa si poteva fare per tempo.
Del suo colesterolo non sappiamo molto (ah, già, era a posto, si curava per l’appunto con prodotti naturali!); un po’ di diabete, beh quello si, e magari a tavola indulgeva un po’ troppo… Sai, Enzo, insisto forse un po’ impietosamente, spiace dirlo, ma la verità è che eravamo di fronte ad una persona ad altissimo rischio cardio-vascolare che avrebbe dovuto mettere in moto tutti meccanismi possibili e immaginabili per una adeguata prevenzione. Dallo stile di vita ai farmaci seri.
Chissà se lo ha fatto, se ha tentato, se lo sapeva, se è stato avvisato. Non abbiamo bisogno di più per capire, soggiungo, che questo è il classico paziente “vulnerabile”, quello cioè che ha una elevata possibilità di sviluppare un infarto o un altro accidente vascolare nel futuro anche prossimo?
E infine, vogliamo continuare a sorvolare sul fatto che sono proprio i diabetici non curati che per una serie di complicati motivi possono aver già avuto un infarto e non saperlo e che quindi sono il tipico paziente vulnerabile?
Illustro a questo punto l’apice della piramide.
E perché proprio trascuriamo, e qui stanno le responsabilità, il fatto che su queste persone si può intervenire attivamente in anticipo, prima che si manifesti l’evento e invece esse vengono lasciate incolpevoli nel loro stato di apparente ottima salute? Certo, in fondo c’è anche un limite per intervenire nella vita degli altri. C’è un limite di riservatezza che non può essere superato. E come medico attento alla prevenzione troppo spesso mi tocca vedere quanto il futuro di certe persone sia incerto senza poter far niente. Ma allora siamo di fronte ad un problema sociale, osserva giustamente Enzo, nel senso che dovremmo disporre di strutture sanitarie che attivamente intercettino almeno le persone dell’apice della piramide del rischio coinvolgendole in progetti di salute senza aspettare il tragico evento e senz aspettre che siano esse a imbattersi per caso in chi dia loro una scossa. In questa mancanza sta la responsabilità sociale.
Recita la Società Di Prevenzione ed Eradicazione Degli Attacchi Cardiaci (SHAPE):
“… For 50% of Americans the very first symptom of heart disease will be either sudden death or a full heart attack and nearly half of first heart attack patients will die from that event. Despite all of the recent scientific advances, your doctor’s approach to accurately predict risk for heart attack may be outdated and leave you vulnerable…”
Che é come dire: “… abbiamo sufficienti conoscenze scientifiche per individuare le persone vulnerabili e mezzi per curarle, ed invece incoscientemente le lasciamo nella loro vulnerabilità senza muovere un dito…”
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Diamo voce ai bambini…
Posted on | giugno 13, 2011 | 6 Comments
E’ una bella iniziativa quella che si svolge in questi giorni nel Parco degli Alberi Parlanti, a Treviso, con un programma che si estende a tutta l’estate. “Diamo voce ai bambini” e credo che sia una frase che possa emozionare.
Ma quanto sono disponibili gli adulti? A dare voce, voglio dire e quindi ad ascoltare?
Pochi giorni fa visitavo la mostra, meravigliosa, di Melozzo degli Ambrogi a Forlì. Affollamento come atteso, ma percorso fattibile senza intoppi. C’è mio nipote, anche, fra poco 3 anni, un po’ tenuto per mano, un po’ in braccio e un po’ in passeggino. Ci sono altri bambini, in una sala una scolaresca ascolta con attenzione. Nessuno dà fastidio. Gruppi di adulti intorno alle guide, fornite di radio trasmittente in modo che non si debba assistere alle … guide urlanti.
Siamo di fronte al San Giuliano– sereno e corrucciato – di Piero Della Francesca. Siamo incantati. Anche Tommaso. “Guarda, mamma, quello signoe…” – dice – e indica il quadro. Pensiamo che sia colpito fra l’altro dallo strano cappello (l’aureola). Pensiamo, perché non ha finito la frase. Una proterva signora provvista di auricolare si è sentita disturbata da questa vocina e ha imposto un minaccioso “silenzio!”.
Tommaso ha taciuto turbato e non ha più fatto osservazioni, chiudendosi fra le braccia protettive dei genitori o dei nonni. Solo dopo alcune sale siamo riusciti a distrarlo e fargli dire le sue impressioni, colpito dalle miniature dei messali…
Arcigna signora che certo non mi leggerà, conto di non incontrarla mai più ad una qualsivoglia manifestazione…
Come si sviluppa una cultura per l’infanzia – dalla Carta per la Promozione dell’Infanzia
… Ascoltandoli, anche se non votano, proteggendoli stando a qualche metro di distanza, chiedendo le loro opinioni, coinvolgendoli…
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Obesità Infantile: conseguenze tardive e Fattori di Rischio? (Parte 4°)
Posted on | maggio 28, 2011 | 2 Comments
Ancora in tema di “Obesità Infantile”. Non pensavo francamente che il tema fosse così vasto e complicato quando ho iniziato a trattarlo. Strada facendo mi sono reso conto, studiandolo, della complessità che esso presenta. Per questo mi è sembrato opportuno di dividerlo in più parti: la lettura sarà più agevole e fra una parte e l’altra c’è il tempo di riprendere fiato…!
In successione nelle precedenti parti abbiamo visto quanto il problema è diffuso, come l’obesità si definisce e come si misura e poi le conseguenze precoci.
Nelle diapositive che troverete collegate a questo articolo ho illustrato le conseguenze tardive dell’obesità infantile/adolescenziale, quelle cioè che si manifestano da adulti tanto più precocemente e severamente quanto se durante l’accrescimento non sarà avvenuta nessuna correzione del sovrappeso.
Anche questa è una parte spinosa, ma se vogliamo, essa è alleggerita dalla diapositiva dedicata ai Fattori di Rischio, poiché essa ci mostra già una soluzione: correggere tali fattori significa abbassare di molto il rischio delle conseguenze tardive.
Leggiamo allora con attenzione questa parte.
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