Un colloquio occasionale: lo dirò a mio padre che certo, data l’età, è molto interessato a…
Posted on | gennaio 24, 2011 | 2 Comments
Ho incontrato oggi un “giovane adulto” che conosco da anni e che, confidenzialmente, mi ha chiesto una delucidazione medica: gliel’ ho fornita e poi l’ho messo al corrente del mio blog e dei motivi per cui lo sto avviando; ho aggiunto che avrebbe trovato le altre informazioni utili nelle “schede”mediche.
“… Lo guarderò di certo” – soggiunge – “perché oggi certe cose è bene saperle correttamente”. Quindi l’ho invitato a consultare con attenzione il capitolo della prevenzione cardiovascolare.
“Ah! Bene, questa è proprio interessante, anzi lo dirò a mio padre che per l’ètà che ha è certo più sensibile a simili argomenti…”
Ma guarda, ed io che quella scheda l’ho fatta per i giovani!
Mi è venuta in mente un articolo di Sandra J. Lewis pubblicato su uno dei più importanti giornali di medicina (The American Journal of Medicine, 2009): ” Risk factors for atherosclerosis should be monitored, beginning in childhood, even in asymptomatic patients”. Che è come dire: “ I fattori di rischio per aterosclerosi debbono essere presi in considerazione sai dalla più giovane età, quando ancora non ve n’è alcun segno clinico”
Gli ho recitato questo stralcio e sorridendo ho aggiunto: “…quindi tu sei in ritardo di valutazione di almeno 20-25 anni”. Mi ha guardato senza parole.
Non è difficile capire questa cosa, anche se poi non è proprio facile farlo: intervenire quando stai veramente bene, quando non c’è ancora malattia e correggere ciò che può causarla è ben altra storia che poi curare.
Non che il padre non debba leggere quella scheda, anzi, di corsa: ma a questa età non parliamo di prevenzione vera e propria quanto piuttosto di diagnosi precoce di un’alterazione, in questo caso di un’alterazione aterosclerotica, prima che essa dia irrimediabile segno di sé.
Ed allora, largo ai giovani, qui è il caso di dirlo, ma gli adulti anziani non restino indietro: si muovano anche loro…
Le SCHEDE MEDICHE, condensato di informazioni: cosa contengono?
Posted on | gennaio 21, 2011 | No Comments
La pagina Schede Mediche di questo Blog rappresenta uno strumento di informazione, aggiornato e ricco di notizie essenziali tratte dalla letteratura corrente (linee guida, articoli sintetizzati da giornali scientifici noti e importanti, e simili), semplificato secondo la mia esperienza. E’ mio intento che possa arrivare ciò che veramente serve sapere sui temi trattati e che non si può fare a meno di conoscere.
Certo, osservandole, probabilmente appariranno troppo ricche di informazioni. Questo è vero, perché in effetti sono proprio un “condensato”, qualcosa che va tenuto a portata di mano: se lo stesso contenuto viene diviso in più pagine, si perde questo scopo di essenzialità. Ogni paragrafo, però, ogni riquadro è a sè stante e per lo più di significato compiuto e ciò credo che faciliti la lettura.
In sintesi, si trovano spiegazioni riassuntive sul diabete, (specificamente sul diabete di tipo 2 – DMT2), sull’aterosclerosi (o arteriosclerosi), sui trigliceridi e colesterolo (sia il colesterolo buono che cattivo – HDL e LDL-), sull’arteriopatia, infarto e ictus (Stroke). Vi è accennato qualche volta anche la cura da fare, i fattori di rischio, lo stile di vita dannoso da eviatare.
Sono presenti in particolare una scheda sulla Prevenzione Cardio Metabolica ed una sul Diabete Gestazionale (GDM).
La scheda linee per la prevenzione cardio metabolica è sotto forma di depliant, proprio per rispondere allo scopo di fungere da promemoria: vi è descritto perché la prevenzione è importante, chi è bene che si sottoponga a osservazione, gli esami di laboratorio che bisogna fare e come e chi deve interpretarli. Inserirò gradualmente dei post che potranno guidare in questo campo, in realtà piuttosto complesso, oggi purtroppo trascurato e fonte anche di cattive interpretazioni.
Per quanto riguarda la scheda Diabete Gestazionale (GDM ), data la sua complessità, i cambiamenti di approccio che si sono verificati nel corso del 2010 e per il fatto che è destinata a persone cui tutti rivolgono particolare e tenera attenzione e simpatia, è mia intenzione illustrarla brevemente in un post dedicato.
Tags: arteriopatia > aterosclerosi > colesterolo > diabete > diabete gestazionale > ictus > infarto > trigliceridi
Dislipidemia borderline. Una definizione che confonde
Posted on | gennaio 19, 2011 | 6 Comments
Qualche giorno fa mi sono recato ad un importante congresso medico in cui si discuteva di malattie del cuore e di prevenzione cardiovascolare.
Sala piena, diapositive dense di numeri, colleghi noti e meno noti si alternavano al tavolo dei relatori… insomma non mancava niente per rendere l’incontro interessante.
Ma all’improvviso ho fatto un balzo sulla sedia: un relatore, nel pieno della sua relazione, piuttosto infervorata, ha detto che “… in fondo il Paziente aveva solo una “Dislipidemia borderline” …”.
“Borderline?”, mi sono detto. Ho chiesto anche al mio vicino: “ha detto proprio borderline? Preciso preciso?”. Ma che voleva dire? A me non risulta che esista una tale forma di Dislipidemia.
Per cui, una volta a casa, per documentarmi più approfonditamente ho cercato, oltre che nei miei sacri testi, in internet.
I medici, e non solo loro, per aggiornarsi cercano informazioni in una grande biblioteca (si chiama, abbreviata, Pub Med): lì, se ci sono articoli importanti su un certo argomento, è sicuro che li trovi. Orbene, ho trovato un solo lavoro scientifico che nel titolo riportava la dicitura “dislipidemia borderline”, peraltro in …. cinese. E quindi non sono stato in grado di leggerlo. Trovare in Pub Med un solo articolo su un argomento, equivale a dire che esso non esiste. Per dare un’ idea: se cerco la voce “diabete”, sempre solo nei titoli, saltano fuori circa 120 mila articoli. Il Diabete esiste e come, è una precisa alterazione, la dislipidemia border-line, no.
In google, dove si trova di tutto e non solo articoli scientifici, là invece, sì, ci sono molte pagine.
Allora sembrerebbe che dislipidemia borderline più che un termine medico corretto con cui si indicano precise alterazioni, tal che tutti capiamo cosa si voglia dire, è un modo di dire, una semplificazione nel parlare, un termine usato nel modo più vario e con significati diversi.
Perché dunque preoccuparsene? Perché In medicina le parole sono pietre, vanno ben usate: se no ti finiscono addosso e lasciano il segno. E quale segno ci può lasciare parlare di dislipidemia borderline? Semplice: finiamo per considerare banale una cosa seria, che quindi non curiamo una forma di dislipidemia che invece va curata alla grande. Perché la verità è che può ben succedere che avere il colesterolo a 230 (cioè borderline, come dire appena alto) sia molto, ma molto più pericoloso che averlo certamente alto, diciamo a 280 mg dl!! Non è sempre così, ma può succedere. Se succede, è meglio saperlo.
Questa cosa uno non se l’aspetta, no?
Ma perche non prendiamo sul serio la prevenzione?
Posted on | gennaio 3, 2011 | 2 Comments
Ho appena saputo che un mio carissimo amico ha avuto un ictus: una cosa grave, sono rimasto senza parole.
E non è il primo. Ad altri è successo lo stesso, amici e parenti. Temo queste telefonate. Purtroppo ogni tanto, troppo spesso, mi arrivano. Ed è ancora più triste il fatto che io sapevo perfettamente che tale evento per loro sarebbe stato probabile (è la mia materia, questa), glielo avevo anche detto, avevo indicato, e per iscritto, i provvedimenti preventivi da prendere, ma tutto ciò non è servito, perché, amara delusione, le mie indicazioni non sono state seguite.
In realtà la maggior parte delle persone sono disponibili a curarsi quando sono in uno stato di malattia, ma c’è difficoltà ad approfondire la situazione o a cambiare abitudini quando siamo in un contesto di prevenzione. E poi è facile pensare “si va bene, ma poi proprio a me deve capitare?…”. Ed il gioco è fatto. Luciana, mia moglie, dice che i consigli medici, anche per iscritto, non si danno, ma debbono essere inseriti sempre in uno stretto ambito medico-paziente, che non dia adito a dubbi. I consigli, pur richiesti, dati chiacchierando, non servono. “… Ma come è possibile, glielo ho spiegato nei particolari, e poi non mi ha preso sul serio…”.
Succede così. Debbo proprio arrendermi a questa logica, anche con il rischio di apparire scorbutico e rifiutarmi di dare indicazioni se non sono dietro una scrivania. Ma come fai a dire, no, non voglio leggere quel referto, solo perché ti sei incontrato per caso? E il referto qualche volta nasconde una situazione grave, migliorabile se uno la comprende e prende provvedimenti. Glielo dici, poi ti accorgi che nulla è stato fatto. Non resta che aspettare l’evento catastrofico che prima o poi arriverà e devi pure far finta di niente.
Purtroppo anche quando le indicazioni hanno il carattere della ufficialità, della distanza professionale talvolta vanno a vuoto. Perché è troppo complesso quello che bisogna fare. Diventa allora un gioco sottile fra medico e paziente con la posta in gioco il riuscire a convincere quest’ultimo, è vero, ma anche la salute… di tutti e due, perché è un gioco che ammette la vittoria di entrambi. Sono anni che mi esercito e mi accorgo che non ho finito di imparare. Non nascondo che il sapere che alcun miei conoscenti o paziente dovrebbero prendere dei farmaci salvavita e non lo fanno mi dà un senso di dolorosa impotenza che sfocia in rabbia quando poi arriva l’infarto per niente inatteso. A che serve dire… lo sapevo?
Potrà servire se queste cose ce le diciamo in un blog?
Il dialogo con il malato è la prima terapia
Posted on | gennaio 3, 2011 | No Comments
Riprendo questa frase da un editoriale comparso su Corriere e Salute alcuni anni fa. Autore il Prof. Veronesi
Fra l’altro si leggeva: “..Pazienti insoddisfatti, escono da uno studio medico, si infilano in un altro e ripetono la scena. E’ il segno di una profonda insoddisfazione verso i modi del sistema sanitario, comune a tutto il mondo occidentale. Uno studio europeo stima in 18 secondi il tempo che intercorre tra l’ inizio del racconto del paziente e il primo intervento del medico, che in genere lo interrompe e formula subito una diagnosi”
E ancora: “… un colloquio aperto di 10-20 minuti, oltre alla visita, tranquillizza, risponde alle aspettative del paziente e apre un canale di comunicazione anche con la psiche della persona… E ha in più oggi un valore clinico e terapeutico, che sfugge ai pazienti ma anche, purtroppo, a molti medici. Invece la storia personale e clinica del paziente è l’ elemento alla base della «buona cura» moderna”.
Se riflettiamo su queste due frasi – dopo 18 secondi scatta la diagnosi e la storia personale è imprescindibile per una buona cura – ci rendiamo conto immediatamente che tutta la nostra organizzazione sanitaria andrebbe rivista, che il modo proprio di porsi come medico dovrebbe cambiare, e che probabilmente il giovamento sarebbe incommensurabile e ci eviterebbe spese di esami in più, ritardi diagnostici ecc. Ma molte schedule organizzative ufficiali non ragionano così. Tre pazienti in una ora, ma molto più spesso uno quarto d’ora, è quello che “tocca” fare molto spesso in un ambulatorio, come disposizione che non può essere elusa, a prescindere da quelle che sono le esigenze del paziente stesso. Come dire che devi far tutto nel tempo che invece andrebbe dedicato soltanto all’ascolto.
Mi piacerebbe ritornare su questo punto. Ricordo una frase che una signora, tormentata da vari affanni, tempo fa mi disse appena sedutasi: “Dottore, io ho già girato tanti specialisti, ma sono venuta perché ho bisogno di raccontarle”. Come dire, lasci stare carta penna e computer e stia ad ascoltarmi.
E io l’ho fatto. Perché di questo aveva bisogno in quel momento: raccontarmi direttamente le sue angosce, le sue paure e la sua situazione familiare. Senza intermediari.