Iniziamo: chi sono veramente?
Posted on | gennaio 3, 2011 | 8 Comments
La mia Webmaster dice che perché un blog sia credibile deve contenere qualcosa di personale dell’autore, il quale, se davvero vuole mettere efficacemente a disposizione della comunità le sue conoscenze scientifiche e la sua esperienza, non dovrebbe temere di condividere il suo sentire/patire, vale a dire le sue emozioni.
Bene, allora inizio parlando di me.
Il mio curriculum stringato è pubblicato nella sezione Chi Sono, ma è quello “ufficiale”.
Il vero curriculum non è scritto, perché fatto di esperienze, studio, sconfitte, vittorie, sofferenze, quando non veri e propri patimenti, momenti di gioia impagabili e poi e poi dalla più incisiva fra le palestre di apprendimento: l’aver sperimentato l’essere da questa parte della scrivania, come medico, e dall’altra parte, come paziente in precarie condizioni di salute.
Ecco allora: come medico ho avuto ed ho grandissime soddisfazioni. Molti i mancati riconoscimenti, ma questa è storia di tutti. Qualche rimpianto, certo. La certezza di essere stato di sostanziale aiuto in tante occasioni. Il rammarico di non essere riuscito a far di più in qualche occasione. Quel paziente perduto perché non sei riuscito a metterti in piena sintonia con lui, eppure sapevi che le tue indicazioni erano quelle giuste… e questo a distanza ancora mi crea sofferenza.
Come paziente, beh, qui la storia è lunga. Che tristezza quella volta che sono andato in un certo reparto, sì e no reggendomi in piedi, con l’ansia della speranza e ho sentito dire dall’addetta al ricevimento al medico (che era poco più in là che chiacchierava in crocchio): “… è arrivato quello del fegato… che ne faccio? Ah, intanto mettetelo là che poi lo guardo…”
Capite? Sei niente, sei un pacco che è arrivato, che viene messo là a che uno ci guardi dentro, rimescoli qualcosa, lo richiuda e lo rispedisca. La sensazione, la sensazione di questo niente è orribile, ti resta dentro indelebile…
Però poi magari ce la fai lo stesso. Hai subito una lunghissima operazione. Sapevi che potevi non svegliarti, o chissà dopo quanto tempo. E senti una voce affabile, vicina, che cerca di portarti in qua e dice ”…dott. Scaldaferri, dott. Scaldaferri, è andato tutto bene, sa, resista ancora un po’ che poi la estuberemo…”
Che tumulto di di emozioni. Le ho precise nella testa quelle parole.
“Ma chi era?” continuo a chieder a mia moglie. E lei sorridendo, e ben comprendendo il perché di questa curiosità insistente (che anche dopo anni ritorna): “Santo cielo, te l’ho detto tante volte, era il dott…” Ma non mi stanco di risentirlo. Il momento successivo? Luciana che viene verso il mio letto, io sveglio e senza tubi in gola (ma con decine di altri che si dipartivano da me verso sostegni vari: mi sembrava di essere un millepiedi), un po’ titubante e ci sorridiamo senza parole…!